Professioni "sorelle" in ambito di informazione & comunicazione biomedica
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Professioni "sorelle" in ambito di informazione & comunicazione biomedica
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Biblioteche biomediche
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Esiste un rapporto spesso confuso tra la figura del bibliotecario documentalista biomedico e alcune figure di professionisti che operano in campi vicini: giornalisti esperti di comunicazione sanitaria, informatici esperti di banche dati biomediche e software in campo biblioteconomico, operatori degli Uffici Relazione con il Pubblico (URP) delle organizzazioni sanitarie, responsabili dei servizi di formazione continua in medicina (ECM), educatori alla salute, editori.
Un dialogo paritario e aperto fra questi operatori è auspicabile, una collaborazione necessaria e, in qualche modo, iniziata...
Alcuni esempi in questa collezione
Contenuti
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Annali dell'Istituto Superiore di Sanità. A science journal for public health
Rivista scientifica trimestrale, in lingua inglese, che pubblica nei diversi ambiti della sanità pubblica. È peer-reviewed con Impact factor 2,210 (2021) ed è indicizzata dalle maggiori basi di dati bibliografiche quali MEDLINE, ProQuest, SCOPUS, WEB OF SCIENCE e altre. -
Meglio il libro o l’e-book? (2009)
Chi sono gli utenti della vostra biblioteca? Siamo una biblioteca specialistica materno-infantile, dedicata esclusivamente all’aggiornamento del personale laureato dell’IRCCS. Il Burlo Garofolo ha una vocazione specialistica per l’area materno-infantile. Avete anche una biblioteca dedicata ai bambini o alle mamme? Abbiamo periodici perlopiù in lingua inglese, con una specializzazione specifica in pediatria e in ostetricia-ginecologia, senza dimenticare ciò che attiene la medicina riproduttiva e la procreazione medicalmente assistita. Però, tutte le pubblicazioni di cui disponiamo sono consultabili esclusivamente dagli interni dell’Istituto. Esistono comunque, degli angoli riservati ai piccoli pazienti con libri e giochi, come ad esempio nella sala d’attesa del Pronto Soccorso, nella sala giochi della Clinica Pediatrica o in quella della Chirurgia Pediatrica. La consultazione da parte degli utenti avviene in biblioteca o attraverso la rete? Assolutamente, on-line. È una modalità chiaramente più rapida di accesso alle risorse ed è possibile fare ricerche più puntuali e veloci... -
Non più topi da biblioteca (2009)
Il bravo bibliotecario oggi deve essere un po‘ “smanettone“? Probabilmente, sì. Un limite grosso che riscontro spesso è quello della formazione dei bibliotecari e, sebbene io non abbia mai frequentato un corso di laurea in biblioteconomia, mi sento di muovere una piccola critica al modo in cui sono organizzati i corsi. Si studia diplomatica e letteratura latina, ma non si ha familiarità con i programmi di grafica e web design, che invece rappresentano strumenti necessari come il pane nelle biblioteche di oggi, perché di continuo capita di dover realizzare la grafica per un’applicazione o effettuare modifiche all’HTML di una pagina web e sono pochissimi coloro che riescono a farsi carico di questi compiti. E tra coloro che ci riescono, non sempre vi sono i più giovani, che spesso non hanno competenze tecnologiche o che comunque non sempre sono interessati a formarsi in questo senso... -
Sognare a pagine aperte (2009)
Carta d’identità della biblioteca Cosa caratterizza la vostra biblioteca? [Biblioteca scientifica "Giovanni Maria Guiso" della Asl n.3 di Nuoro] Per garantire a tutti i dipendenti la possibilità di accedere al servizio, abbiamo pensato di privilegiare le risorse on line, accessibili da tutti i computer aziendali, tramite indirizzo IP: oggi, da tutte le strutture della Asl di Nuoro è possibile accedere direttamente alle riviste, fare ricerche bibliografiche, chiedere e ricevere informazioni. Questo servizio è stato pensato perché sebbene il territorio sia stato ridimensionato, con l’istituzione di nuove provincie, l’Azienda è ancora molto estesa, con molteplici sedi anche molto distanti fra loro... -
Pare facile (2009)
Alla Biblioteca medica di Reggio Emilia si fa formazione? Moltissima. La nostra Azienda ha iniziato molto presto a impegnarsi per la diffusione dei principi della medicina basata sulle evidenze (EBM): nel 2001-2002 abbiamo cominciato a parlarne e nel 2003 è iniziata un’attività intensiva di formazione di base diretta a tutti i professionisti. Per professionisti intende non solo i medici, ma in generale tutte le professioni sanitarie? Nella nostra realtà, Provincia, Regione, Aziende sanitarie, ospedaliera e azienda USL, hanno lavorato insieme. La mia è la biblioteca clinica dell’Azienda sanitaria della Provincia di Reggio Emilia: quindi, la biblioteca è una e gli impegni economici sono condivisi. Il progetto iniziale era quello di creare una med – community per l’appropriatezza della pratica clinica. I punti cruciali erano quelli di formare professionisti, fare conoscere anche tutti principi della EBM, mettere a disposizione dei professionisti le risorse elettroniche, dal punto di vista documentario, dunque, educare e formare i professionisti al loro utilizzo scientifico... -
I bibliotecari insegnano…(2008)
Quanto insegnano i bibliotecari? Da noi [Centro per la Valutazione dell'Assistenza Sanitaria, CEVEAS, Modena] tantissimo. Per i corsi interni facciamo una media di 25 giornate all’anno: sono i corsi generali, quindi aperti a tutti. Poi facciamo corsi specifici per settore, ad esempio, il settore infermieristico o quello psichiatrico. Nella nostra Azienda i vari servizi possono chiedere corsi ad hoc per le specifiche utenze e in genere si tratta di due o tre mezze giornate. Quante persone partecipano al corso? In media 15... -
Le fonti migliori hanno un costo (2008)
In che misura i progressi dell’Information Technology hanno cambiato il lavoro del bibliotecario e del documentarista scientifico? I progressi nell’Information Tecnology non hanno avuto una influenza particolare sulle fonti di informazioni, che da sempre sono definite come infinite, ma sulla loro gestione e diffusione. Mentre in passato ciò avveniva principalmente attraverso un sistema cartaceo, oggigiorno, ai sistemi che ormai possiamo definire “classici” (banche dati, data proceessing, posta elettronica e Internet) dobbiamo aggiungere il Web 2. 0. Gli strumenti del Web 2. 0, ovvero blog, wikis, social-networking, podcasting, videopodcasting e così via, facilitano la collaborazione e lo scambio di informazione tra individui, e permettono ad ognuno di diventare editore aggiungendo, modificando e diffondendo le informazioni, comprese quelle in audio e video. Questi strumenti ben si adattano al mondo delle biblioteche e dei centri di documentazione favorendo una maggiore interattività con gli utenti e una maggiore partecipazione da parte di questi che possono così contribuire sia all’arricchimento delle fonti di informazione sia alla diffusione delle informazioni stesse. Come sono state colte, dalle industrie farmaceutiche, le opportunità della “rivoluzione digitale” dell’informazione?... -
Il web 2.0 ci cambierà la vita (2008)
Il ricercatore scientifico legge? Deve leggere, è uno dei suoi obblighi in un certo senso. Diversamente, non sarebbe aggiornato. I vostri utenti leggono con regolarità le riviste mediche o al bisogno, per trovare informazioni? È difficile rispondere alla domanda, perché avendo ormai tutti il collegamento elettronico, sfuggono ad un nostro controllo. Direi, comunque, che leggono senz’altro un certo numero di riviste, che ogni utente sceglie e continua a seguire nel tempo con regolarità. Molti, per esempio ricevono gli e-alert sugli aggiornamenti. Le altre riviste, quelle considerate un po’ più marginali rispetto al proprio lavoro, vengono consultate al bisogno, per esempio per fare una ricerca; e a questo punto, noi ce ne accorgiamo, perché ci chiedono anche copie di lavori che non abbiamo. Dunque, i ricercatori ne fanno un uso abbastanza informato… Sicuramente. E questo anche grazie alla partecipazione ai corsi di formazione che noi organizziamo... -
Indovina chi viene in Biblioteca? (2008)
Il personale ospedaliero legge? Il personale ospedaliero legge abbastanza, poi molto dipende dalla specialità di cui fa parte: è chiaro che un medico che fa ricerca è più portato a mantenere un aggiornamento costante in campo scientifico. Leggono molto gli studenti del corso di laurea in scienze infermieristiche, che frequentano la biblioteca per la preparazione degli esami o la redazione della loro tesi. Cosa porta medici, infermieri, farmacisti o dirigenti sanitari in Biblioteca? Dipende dall’utente, i medici vengono soprattutto a recuperare degli articoli precisi, di cui hanno già i riferimenti bibliografici, ma non mancano casi di medici che vengono a sfogliare l’ultimo numero della rivista della loro specialità o di pubblicazioni importanti come The Lancet, BMJ, New England, per il piacere dell’aggiornamento. Diverso è il discorso per quanto riguarda gli studenti che, oltre al recupero di articoli precisi, molto spesso chiedono un aiuto nella ricerca nelle banche dati a nostra disposizione o nel nostro catalogo... -
Competenza, sicurezza, efficacia (2008)
[...] Nella sua esperienza, esistono differenze evidenti tra i “reading habits” di medici e quelli di altri operatori sanitari? Sicuramente: il medico da sempre è abituato allo studio, quindi alla valutazione, alla selezione, alla sintesi. Ciò lo rende in grado di potersi dedicare in maniera più mirata alla lettura di testi o riviste scientifiche, possedendo il background necessario per estrapolare le notizie utili al suo aggiornamento senza un dispendio di tempo e di energie troppo elevato. Anche tra gli infermieri professionali di ultima generazione ed i fisioterapisti, almeno nella realtà di Ferrara, si sta nettamente ampliando la fascia di coloro che ritengono prioritario un aggiornamento costante attraverso la lettura di periodici scientifici e la ricerca efficace di letteratura. Per quanto riguarda la scelta delle letture, nonostante la consapevolezza che l’inglese sia la lingua scientifica per antonomasia, c’è comunque la tendenza a preferire, comprensibilmente, materiali in lingua italiana e a stampa. Così come chi utilizza la rivista elettronica tende, in fase di studio, a preferire il contatto fisico con la carta.... -
Dietro la Biblioteca Medica Virtuale (2008)
A quante riviste è abbonata la vostra Biblioteca? A circa 1300 riviste a stampa e circa 5000 riviste elettroniche. Queste ultime in gran parte le acquisiamo tramite consorzi. Questa Biblioteca possiede anche dei fondi speciali? Sì, la Biblioteca dell’Istituto possiede due fondi speciali: quello dei libri Rari e di pregio ed il fondo della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Per quanto riguarda i Rari, si tratta di circa mille esemplari stampati tra il XVI secolo e la prima metà del XIX. Attualmente è in corso un progetto, in parte finanziato dal Ministero della Università e della Ricerca, finalizzato alla catalogazione in linea di questo materiale ed alla digitalizzazione di parte dei testi. E il fondo della Organizzazione Mondiale della Sanità? La collezione dei documenti OMS nasce dalla antica collaborazione tra il nostro Istituto e questa Organizzazione di rilevanza internazionale. La Biblioteca funge da depositaria dei documenti OMS e dal 1991 è anche sede di uno dei Centri di Documentazione OMS per l’Italia con compiti di raccolta, archiviazione e diffusione della documentazione prodotta dall’OMS. -
Il futuro dipende dalle biblioteche (2016)
Avvicinandosi a una pausa, cerchiamo il mare, il fresco, i libri. Magari uno di quelli messi via nel corso dell’anno: lo leggo quest’estate, come se l’estate fosse infinita, capace di ospitare le mille pagine del libro di Edoardo Albinati, e non fatta da quei pochi giorni stretti tra il fare e il disfare la valigia. Il domani dipende dalle biblioteche perché l’oggi mortifica le parole, sciupa la base del comunicare. Ha scritto Neil Gaiman che leggere insegna nuove espressioni, sollecita nuovi pensieri, fa andare avanti. “We navigate the wolrd with words” perché le parole aiutano a capire gli altri. Il domani dei bambini dipende dalle biblioteche. Da quelle che hanno in casa, dai libri che vedono leggere ai genitori o ai fratelli grandi. Dalle biblioteche di quartiere alle biblioteche mantenute testardamente aperte nei lavatoi del condominio storico dei ferrovieri di Porta Portese a Roma, nelle vie dei quartieri disagiati o nelle chiese sconsacrate come quella della SS. Annunziata nel vicolo delle Balate di Palermo. Le biblioteche riguardano la libertà, di leggere, di avere idee, di comunicare. Vanno protette, promosse, sviluppate, coccolate. Va preservata la memoria di cui sono portatrici con le pagine di cui son fatte.... -
Che tradizionalisti, questi medici in biblioteca (2008)
Chi usa la biblioteca di Laziosanità? Il personale interno, i medici esterni alla struttura, laureandi, ricercatori, e utenti affezionati da anni e facciamo di tutto per aiutarli. C’è anche un’attività abbastanza intensa di document delivery, soprattutto nei confronti di altre biblioteche italiane. Gli interni sono soprattutto specialisti in ambito epidemiologico, ma l’utenza è un po’ cambiata, oggi è più varia. La vostra è una biblioteca caratterizzata? Sì, la biblioteca mantiene la propria impronta, di raccolta di sanità pubblica, il nostro responsabile scientifico tiene a conservare un orientamento alla public health... -
Meno scaffali più computer…(2008)
Chi frequenta la Biblioteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma? Principalmente i nostri studenti e specializzandi. Gli studenti vengono qui soprattutto per studiare per gli esami, quasi sempre portandosi i propri libri. Vengono anche utenti esterni di altre facoltà romane che hanno bisogno delle nostre risorse. Non soltanto, però, studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria, dal momento che le nostre strutture didattiche ospitano anche dei corsi della facoltà di Economia. E i medici, infermieri e farmacisti? Soprattutto medici e docenti si collegano online alle risorse della Biblioteca, perché hanno poco tempo per venire in Biblioteca. In generale, il personale sanitario è sempre più abituato a utilizzare internet per le proprie ricerche bibliografiche. Gli infermieri, non avendo tutti a disposizione una postazione dotata di computer, non consultano molto le risorse elettroniche... -
Chi legge non paga (2009)
L’open access è compatibile con il peer reviewing e la pubblicazione di studi di qualità? Sicuramente. L’accesso libero riguarda la disseminazione del sapere e delle informazioni nella comunità scientifica e non le modalità di produzione e controllo della qualità. Si tratta, comunque, di due piani separati: il processo di peer reviewing si riferisce al controllo di qualità dei contenuti scientifici di una pubblicazione; l’open access riguarda la modalità e il fatto che quei contenuti possano essere accessibili. I costi della pubblicazione e quindi, anche del peer reviewing possono essere pagati dagli editori o sostenuti attraverso modelli nuovi, in cui non sono i lettori a pagare, ma gli stessi autori o le loro istituzioni o gli enti che finanziano la ricerca. I costi, naturalmente, ci sono e l’idea del movimento dell’open access è che il lettore, cioè chi è a valle, deve potere accedere a questa informazione validata, di qualità, ma senza pagare. Oggi, la rete, la tecnologia ci permette il massimo di disseminazione dei contenuti scientifici di qualità, ma vanno cambiati i modelli di produzione e di pagamento, che al momento escludono coloro che non possono sostenere questi costi. Archiviazione a lungo termine e pubblicazioni ad accesso libero possono andare d’accordo? Al momento non ci sono soluzioni, nè garanzie sulla durabilità degli strumenti digitali, ma questo non toglie che si continuino a produrre informazioni anche solo in formato digitale. Bisogna certamente investire nelle tecnologie di conservazione a lungo termine e questo vuol dire utilizzare degli standard, quando si producono contenuti in formato elettronico, in maniera tale che potranno migrare man mano che la tecnologia va avanti. Io sono dell’avviso che, in particolare per i contenuti scientifici, bisognerebbe adottare il modello del print on demand: in futurotutte le riviste scientifiche che non avranno una massiccia diffusione saranno soltanto elettroniche. Bisognerà porsi dunque, il problema di investire nei costi relativi per renderle accessibili a lungo termine. Il print on demand del documento dà la possibilità a chi lo voglia comprare di tenerlo nel proprio scaffale o nella libreria delle biblioteche. Queste ultime, quindi, dovrebbero dotarsi di quelle tecnologie che permettono non di fare la stampa del *pdf, ma di avere il fascicolo della rivista o della monografia. È una soluzione possibile, una modalità economicamente conveniente per tutto il materiale prodotto scientificamente, che non avrà mai una diffusione in termini di milioni di copie: stampi soltanto ciò di cui hai bisogno e la stampa diventa un prodotto di nicchia che, però, ha costi bassi. -
Indietro non si torna (2009)
Gestire la biblioteca di un istituto privato presenta problematiche diverse rispetto agli istituti pubblici? Di recente, ci sono state riduzioni nel budget? Sono convinta che, nella situazione attuale di crisi economica generale, le biblioteche, sia pubbliche che private, stiano tutte attraversando un momento difficile: i tagli coinvolgono anche le biblioteche. Molto dipende poi, dalla politica che il proprio Ente attua, per riuscire a conciliare i tagli con la minore penalizzazione possibile della qualità del servizio offerto. Nel 2006 sono subentrata come responsabile della biblioteca medico-scientifica e mi è stato chiesto di contenere al massimo le spese degli abbonamenti. Ho proceduto con l’eliminazione di titoli che dalle statistiche di accesso risultavano poco consultati. In questi ultimi due anni, la spesa è rimasta pressoché invariata, grazie anche alla nostra appartenenza a BiblioSan, che ci ha consentito di risparmiare ulteriormente e con un minimo impegno ci ha permesso l’accesso a migliaia di nuovi titoli. Come risultato complessivo abbiamo potuto garantire un servizio migliore qualitativamente, pur riducendo la spesa. Nel vostro Istituto, il documentalista ha una suo riconoscimento professionale? No, nessun riconoscimento ufficiale. La sottoscritta è “referente” della biblioteca... -
Bibliotecario medico-scientifico. Chi è costui? (2009)
Sul portale del vostro Ospedale [Ospedale Bambin Gesù IRCCS] avete inserito molti materiali di supporto alla ricerca delle fonti bibliografiche, con tutorial che spiegano passo dopo passo come condurre una ricerca avanzata. Avete avuto un feedback sul loro utilizzo? È importante distinguere la biblioteca medica dell’ospedale dalla Medical library del nostro portale, poiché la seconda è un servizio rivolto principalmente agli utenti esterni. Le banche dati e le collezioni di riviste sono su una piattaforma controllata dal distributore e non da noi. La base dati CINAHL è ampiamente utilizzata anche dagli infermieri interni che, al momento, rappresentano una categoria professionale che sta molto crescendo nella formazione, sui tutorial, in particolare, non ho un feedback preciso: so che sono adoperati, ma forse non in modo ottimale… Che vuol dire? Sono molto ben fatti, ma con l’esperienza maturata in anni di corsi di formazione rivolti agli operatori sanitari, posso dire che le slide e i video tutorial creati dai distributori sono molto meno utili ai nostri utenti degli stessi strumenti prodotti dai professionisti dell’informazione. Abbiamo iniziato a fare formazione interna, organizzando corsi in cui venivano presentate le risorse della biblioteca ed i servizi a disposizione dell’utenza e l’agente di un editore, su nostro invito, illustrava un loro prodotto, da noi acquisito, spiegandone le modalità di utilizzo. In quei contesti, mi sono resa conto che, nonostante le presentazioni del relatore esterno fossero belle, interessanti e ineccepibili, l’obiettivo non veniva raggiunto e che, forse per un approccio più da venditore che da formatore, chi spiegava non era efficace come può esserlo un bibliotecario... -
Il bibliotecario di oggi (2015)
I bibliotecari biomedici sono contenti dei cambiamenti in atto in diversi settori che impattano sulla loro professione? È sempre difficile generalizzare. In linea di massima penso che i bibliotecari (e i bibliotecari biomedici in particolare) siano persone decisamente innamorate della loro professione, nella quale riversano una passionalità e un attaccamento che raramente viene compreso da chi bibliotecario non è. Di conseguenza, i cambiamenti sono generalmente vissuti come una sfida, un’occasione per apprendere cose nuove. Si cerca di trasformare le innovazioni tecniche in strumenti e servizi nuovi per la nostra utenza, in un’ottica direi “traslazionale”… E, non sempre, l’entusiasmo per le novità è collegato in maniera direttamente proporzionale all’età anagrafica: ho avuto colleghi entusiasti e battaglieri fino alle soglie del pensionamento e altri molto più giovani che ricalcano perfettamente il cliché dell’“impiegato statale” nella sua accezione peggiore. I problemi maggiori sono di tipo economico oppure organizzativi? Entrambi. Anche se penso che i problemi organizzativi in senso lato siano il limite maggiore. La burocrazia sta diventando sempre più pesante con l’unico risultato di spegnere gli entusiasmi e la voglia di sperimentare e innovare. A monte però vedo limiti macroscopici connaturati ad una mentalità tipicamente italiana che dovremmo cambiare radicalmente, perché ci limita in tutti i settori: condivido pienamente la pesante critica di Moni Ovadia relativa all’amore degli italiani per la “moderazione”, virtù altrove, ma che in Italia diventa “ferocia”. Amiamo i giochi un po’ ipocriti, in una mediocrità squallida che ci insegna a non prendere una posizione chiara pur di non rischiare, rinunciando al diritto/dovere di sognare, di assumerci dei rischi, di parlare chiaramente e di tenere fede alla parola data. Ammiro l’analisi di Enzo Bianchi: la patologia che oggi affligge l’Occidente è affievolimento dell’atto del credere, venir meno della fiducia in se stessi e negli altri, nel futuro e nella terra. Credere, fare fiducia è diventato faticoso e raro. Pensiamo ai nostri interessi personali, alla nostra popolarità di periferia. Così facendo si corrode la fiducia reciproca e, sulla distanza, non si costruisce nulla. Nella guida (Bibliotecari biomedici, ndr) ho voluto inserire una parte sul management con alcune riflessioni di Peter Drucker: è fondamentale capire che la fiducia è la base sulla quale vengono costruite le organizzazioni e che la domanda fondamentale per chi lavora nel settore pubblico dovrebbe essere: quale può essere il mio contributo (sulla base dei miei punti di forza, del mio metodo di studio e lavoro, dei miei valori)?... -
Hai un problema? Chiedi al bibliotecario! (2015)
Il tascabile di Barbara Martin e Cristian Lo Iacono – dal titolo Bibliotecari biomedici: una guida al cambiamento – costituisce un’analisi dettagliata e rigorosa relativa a un aspetto importante del mondo delle biblioteche: il bibliotecario biomedico. Questa professione non è ancora prevista dalla legislazione italiana e non vi è un termine che la rappresenti in modo chiaro. In genere si intende un bibliotecario “prestato” al campo della sanità e che opera in contesti ospedalieri, aziende sanitarie o di centri di ricerca. Si tratta quindi di un bibliotecario di frontiera, di confine che promuove informazione scientifica di qualità. Informazione scientifica che ha visto un notevole ampliamento dell’offerta con l’avvento di strumenti sempre più web 2.0 oriented, mettendo tutto a disposizione a portata di un click... -
Bibliotecari e ricercatori alleati (2015)
In questa intervista Lee Seok Hong racconta la grande evoluzione del lavoro dei bibliotecari biomedici dell'Università Nazionale di Singapore -
Fatti amico un bibliotecario (2015)
Come è cambiata la figura del bibliotecario biomedico negli ultimi anni? Da quando ho iniziato a lavorare nel 1989 il ruolo del bibliotecario biomedico è cambiato molto nel campo dell’assistenza sanitaria e nel corso degli ultimi anni continua a cambiare. Viene data molta più enfasi all’insegnamento e alla ricerca. I bibliotecari biomedici fanno parte di team di clinici per aiutarli a trovare informazioni e ad eseguire una ricerca bibliografica su Medline e su altre fonti di informazioni biomediche. Inoltre, insegnano agli studenti di medicina come funziona il mondo dell’informazione. Questo duplice ruolo di insegnamento e di ricerca è sempre stato importante ma sembra esserlo diventato sempre di più negli ultimi anni.... -
Biblioteche digitali e oltre: dati aperti e interconnessi (2021)
Le biblioteche-centri di documentazione biomedica e i professionisti che vi operano, si trovano spesso al centro di cambiamenti che devono essere interpretati e colti, se possibile anticipati. L'applicazione della tecnologia LOD e l'integrazione fra diversi tipi di risorse offre grandi possibilità e prospettive non solo in termini di ampliamento di servizi che le biblioteche offrono agli utenti ma anche di valorizzazione dei patrimoni culturali e documentali delle organizzazioni cui afferiscono, siano esse ospedali o servizi territoriali, IRCCS, università, centri privati o case farmaceutiche. Il workshop su “Biblioteche digitali e oltre: dati aperti e interconnessi. Esperienze e nuove direzioni per il biomedico”, che il GIDIF RBM ha organizzato iI 23 giugno 2021 su piattaforma Zoom, data la perdurante pandemia, è dedicato alle applicazioni basate su tecnologia Linked Open Data e ai nuovi confini che si estendono anche per l’informazione biomedica. Lo scopo del workshop è quello di prospettare la transizione dalla teoria alla pratica di tale tecnologia applicata alle biblioteche-centri di documentazione, attraverso il confronto fra ditte e organizzazioni di cura e gli spazi di libertà e credibilità che i biblio-documentalisti riusciranno a conquistarsi grazie alle loro competenze, curiosità e l’attitudine all'incrocio dei saperi. -
GIDIF-RBM logo
Logo GIDIF-RBM, Gruppo Italiano Documentalisti Industria Farmaceutica Ricerca Biomedica (dal 1985) -
Information work of hospital librarians: Making the invisible visible (2021)
L'obiettivo di questo documento è quello di esplorare e rendere visibile il modo in cui il lavoro informativo dei bibliotecari ospedalieri è attuato nelle "pratiche chiave" in cui i servizi della biblioteca ospedaliera sono impiegati per sostenere la pratica basata sull'evidenza. Il materiale empirico è stato prodotto in tre biblioteche ospedaliere in tre diverse regioni della Svezia tra gennaio e marzo 2020. Per analizzare nove interviste semi-strutturate con bibliotecari ospedalieri e gestori di biblioteche ospedaliere si ricorre a un approccio orientato alla pratica utilizzando il lavoro teorico di informazione sugli obiettivi, unitamente a note sul campo provenienti da osservazioni di interazioni tra bibliotecari ospedalieri e operatori sanitari. L'analisi indaga le condizioni del lavoro informativo svolto dai bibliotecari ospedalieri in quanto partecipanti a tre pratiche chiave: pratiche cliniche, pratiche di ricerca di informazioni e pratiche Health Technology Assessment (HTA). I risultati dell'analisi sono relativi a quattro categorie di informazioni di lavoro invisibile, e la natura del lavoro di informazione fatto per contrastare diversi tipi di invisibilità all'interno delle pratiche chiave è discusso. I risultati suggeriscono che una parte sostanziale del lavoro informativo dei bibliotecari ospedalieri è invisibile ai clinici. Allo stesso tempo, i bibliotecari degli ospedali compiono notevoli sforzi per contrastare diversi tipi di invisibilità, ad esempio attraverso la creazione di relazioni con il personale sanitario e per sviluppare e rendere visibili competenze specializzate. In particolare, l'importanza attribuita alla pratica basata sull'evidenza nel settore sanitario consente ai bibliotecari di essere considerati dai clinici come partner legittimi con competenze chiaramente definite in situazioni specifiche. -
The power of informal cancer caregivers' writings: results from a thematic and narrative analysis (2021)
Il cancro è una malattia che sconvolge non solo la vita del paziente, ma anche quella dell'intera famiglia, da una prospettiva di cura, organizzativa ed emotiva. I pazienti condividono frequentemente la loro esperienza di malattia con il loro caregiver informale (IC), un partner, figlio/ figlia, amico, volontario o qualsiasi altra persona della famiglia o della rete sociale che si offre di sostenerli durante il loro viaggio clinico. Lo scopo di questo studio è stato quello di indagare le esperienze oncologiche ancora sconosciute dei IC attraverso le storie dei partecipanti al Concorso Artistico Letterario organizzato dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO) IRCSS e comprendere i temi che sono emersi dai loro testi e, quindi, la potenza della scrittura espressiva. Materiali e metodi Uno studio qualitativo è stato effettuato sui testi letterari utilizzando i tre livelli di analisi narrativa di Mishler: tematica (per rilevare temi e sottigliezze), strutturale (per sostenere il livello tematico), e performativo (per comprendere il significato delle narrazioni). Inoltre, le narrazioni sono state classificate in base ai modelli di Kleinman e Frank. Una particolare attenzione è stata posta sul linguaggio delle narrazioni per identificare figure retoriche, ad esempio metafore legate al cancro.